Feb 16, 2008 - Senza categoria    No Comments

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31 OTTOBRE 2006 MARTEDI’  Marsabit

Ho riposato bene, anche se mi sento ancora un po’ fiacco. Mentre ieri abbiamo visto per la prima volta a Marsabit il cielo limpido e sgombro da nubi, oggi di nuovo piove.

Al mattino seconda lezione di inglese di Elias nei locali dietro la chiesa con Jenny e Simona. Con le ragazze abbiamo poi terminato di mettere in ordine i libri nella biblioteca dei ragazzi.

Dopo pranzo Jenny e Serena vanno con suor Ornella a visitare la scuola primaria John Asteggiano, mentre io e Simona rimaniamo in missione per riposarci e per fare bucato nella lavanderia. E’ la prima volta che mi capita di lavare a mano camice, magliette e biancheria intima passandoci sopra un grosso sapone. Dall’aria divertita di Simona devo essere molto buffo mentre cerco di svolgere al meglio queste operazioni. Approfittiamo di un po’ di sole per stendere i nostri panni appena lavati.

Al ritorno delle altre ragazze con suor Betta andiamo a piedi a visitare l’ospedale di Marsabit. Ogni reparto si trova in una costruzione indipendente e per passare da uno all’altro si deve uscire all’esterno esposti alle intemperie e al fango della stagione delle piogge.

Sembra di essere tornati indietro nel tempo a 100 anni fa: i letti sono ammassati, uno vicino all’altro senza senso della privacy; i dottori si fanno desiderare: durante la nostra visita abbiamo visto solo delle figure intermedie tra medici e infermieri; l’igiene sembra inesistente, secondo il parere di Simona e Jenny che lavorano in ambiente sanitario, anche se ovunque si avverte un forte odore di disinfettante (creolina) che al termine della visita mi lascia con un senso di nausea.

Il cibo viene distribuito dentro secchi o bacinelle. Sembra di essere più in una stalla dove di allevano animali che in un ospedale.

Tra i pazienti incontriamo una donna affetta da A.I.D.S. che sta sdraiata sul lettino e cerca di mangiare qualcosa prendendo con le mani il riso contenuto in un secchio. Un’altra donna è coperta di bende perché si è ustionata nell’incendio della sua capanna. Suor Betta ci spiega che succedono spesso questi casi alle donne mentre cucinano nella loro capanna. Quindi ci uniamo in preghiera con parenti e amici di un uomo giovane che è molto grave. Di un medico neanche l’ombra. Ci dicono che per avere le medicine bisogna procurarsele da chi le ha (in genere nelle cliniche private) e, ovviamente, pagarle.

Visitiamo il reparto maternità che sembra il meno peggiore, con un’ala nuova in costruzione. Le attrezzature sono primitive, ma il clima che si respira è migliore.

Secondo Serena peggio di così sono solo i gironi dell’inferno. Meglio non ammalarsi mai, da queste parti.

2ed09731092f1e02ef2ae885599e3042.jpgDopo cena nella chiesa recitiamo il Rosario con le ragazze del collegio per la festività di Tutti i Santi. E facciamo conoscenza di don Bartolomeo Rinino, di ritorno da Bubissa, che ci offre gli zuccherini al limoncello che gli abbiamo consegnato da parte dei suoi parrocchiani di Cherasco. Don Rinino è ritornato a Marsabit nel 2005 in seguito agli scontri tribali tra Gabbra e Borana, dopo esservi stato tra il 1972 e il 1984 e tra il 1996 e il 1998. Nonostante i suoi 65 anni  è una persona molto attiva e ci rendiamo subito conto che scherza volentieri.

 

1° NOVEMBRE 2006 MERCOLEDI’  Marsabit e Didadi

8c6b969202c4f9f65722fcd982bdb2d7.jpgDopo la consueta lezione di inglese ci dividiamo. Jenny e Simona accompagnano suor Alberta a distribuire la comunione a Milima Mitatu e a far spesa al mercato. Io e Serena ci rechiamo con suor Betta e la sua Land Rover alla scuola materna di Didadi, poco fuori Marsabit. In paese carichiamo un tubista che deve riparare una cisterna (tank) che perde la preziosa acqua piovana raccolta dai tetti della scuola. I bambini sono in un momento di ricreazione e nel cortile stanno giocando plasmando col fango forme di animali e con rametti e foglie costruiscono piccole capanne. Serena si chinadfd9a50b881640e3e2fdfa0025a49cc5.jpg in mezzo a loro e cerca di insegnare come plasmare altre forme con la terra bagnata dalla pioggia degli ultimi giorni.  Con l’aiuto del maestro riusciamo a mettere in fila i bimbi per scattare qualche foto con loro. Mentre si procede alla riparazione della cisterna e viene preparato il pranzo per i bambini con suor Betta facciamo un rapido sopralluogo allo stagno artificiale costruito dalla gente del posto per trattenere l’acqua. Il colore marrone dell’acqua, nonostante le abbondanti piogge di questi giorni, rende evidente le pessime condizioni igieniche in cui vive la maggior parte 8aeaa6a9eb2686347e75eeb30fd60d42.jpgdella popolazione, a continuo rischio di infezioni e dissenterie. Nella missione in cui soggiorniamo l’acqua piovana viene raccolta dai tetti in grosse cisterne. Quindi viene pompata in una cisterna posta più in alto da dove, per caduta, scende negli impianti idraulici delle cucine e dei bagni. Per renderla potabile, l’acqua viene prima bollita e quindi filtrata. Per questo motivo beviamo solo l’acqua filtrata che ci forniscono i missionari e con questa ci laviamo anche i denti.

Quindi ci aggiriamo per la manyatta vicina dove notiamo grosse capanne e grossi 15f00a5ef7133dd29af4a41cc65692e7.jpgrecinti al cui interno non ci sono animali. Gli uomini sono al pascolo e incontriamo solo donne che parlano prevalentemente borana e anche suor Betta ha difficoltà a comunicare, nonostante le lezioni di lingua borana di don Tablino. Alla vista di un uomo, alcune donne scappano all’interno delle capanne per timore che i loro uomini le puniscano solo per aver parlato con un altro uomo.

Le campagne sono verdi dopo le piogge di ieri e numerosi sono gli aratri trainati da buoi molto magri. Non si vedono trattori: anche l’agricoltura sembra indietro di 100 2ab2b5b15e1bc1cb0023f17fdccfdc47.jpganni.

Lungo la strada del ritorno passiamo vicino alla scuola primaria e alla chiesetta di Goro Rukesa, da dove proviene il nostro insegnante di inglese, a circa 2 ore a piedi da Marsabit.

Nel pomeriggio io e Serena rimaniamo nella missione a Marsabit perché rientrati un po’ tardi dalla visita a Didadi. Simona e Jenny partono con suor Betta e padre Alex per Jilo dove è prevista un’ora di religione (poi saltata) e la Messa festiva.

Serena viene rapita dalle ragazze del collegio che vogliono farle imparare alcuni canti. Viene rilasciata alle 16.30 per la Messa della festività di Tutti i Santi celebrata da don Rinino.

 

2 NOVEMBRE 2006 GIOVEDI’ Da Marsabit a Maikona e ritorno

 

a640db7d0051216fe65d80ca1e0488ff.jpgOggi don Rinino ci porta a visitare nella giornata la missione di Maikona. Il viaggio è faticoso: 3 ore di viaggio all’andata e 3 ore al ritorno su una strada sassosa. Stupendo il panorama durante la discesa nel deserto, durante la quale abbiamo fatto un insolito incontro: un giapponese in bicicletta coi suoi bagagli proveniente dal lago Turkana e diretto a Marsabit!

Facciamo una sosta in mezzo al deserto per gustarci le arance raccolte nel giardino delle suore e permettere a Jenny e Simona di riprendersi dal viaggio che stanno 0634540322fe08278cdfe8f162f6fe2a.jpgfacendo nel cassone coperto della camionetta. Di nascosto riesco a fare una foto a don Rinino che non vuole farsi riprendere.

Riprendiamo il viaggio e ad un certo punto la strada finisce e percorriamo una vasta zona desertica . Di tanto in tanto avvistiamo dei dromedari

In mezzo al deserto sassoso le case dei missionari a Maikona sono belle e accoglienti, curate nei particolari. La missione fu fondata nel 1966 da don 23aa744e956a2fb5f630a048d7264070.jpgBartolomeo Venturino, rientrato nel 1990 in Italia, e da alcuni anni è seguita dai padri rumeni Eugenio e Vito. Oggi il primo è in Italia e il secondo è nella missione di North Horr.

Visitiamo il dispensario seguito da 2 volontari la scuola primaria per ragazzi e ragazze, il collegio delle ragazze, la biblioteca e la casa delle suore in corso di sistemazione (è previsto a breve il rientro delle suore messicane).

d0b1fe2f3cf1d85c8ab131e4a0487f44.jpgVisitiamo anche la Chiesa  e notiamo davanti alla sua entrata l’originale campanile, se così si può chiamare e l’anfiteatro costruito attorno ad una grande acacia.

Pranziamo nell’accogliente cucina della missione con pane e salame, biscotti, arance e un caffè preparato con le mie mani. A causa del menù e del grande caldo beviamo molta acqua. Qui a Maikona ci sono dei pozzi ma l’acqua è molto salata e allora i missionari usano la stessa tecnica adottata a Marsabit, cioè raccolta di acqua piovana in grosse cisterne, bollitura e filtraggio.

4af1295502f6a39b5673f9fb29273a1c.jpgNon ci avventuriamo per le altre missioni di North Horr, Ileret o Badda Hurri perché le piogge dei giorni scorsi potrebbero aver reso impraticabile il deserto del Chalbi  e rischieremmo di impantanarci.

Ci incamminiamo lungo il viaggio di ritorno a Marsabit, ma prima passiamo accanto al villaggio, che conta tra i 3000 e i 4000 abitanti in prevalenza di tribù Gabbra. Notiamo una certa varietà di costruzioni, con case in muratura e tetto in lamiera accanto a capanne più primitive.  

Il viaggio di ritorno nel cassonetto della camionetta tocca a me e Serena. Quante pietre e quante buche sulla strada…

 

3 NOVEMBRE 2006 VENERDI’  Marsabit e Dirib Gombo

 

Al mattino il tempo è brutto e, mentre Serena va con suor Betta per una lezione di religione, con Jenny e Simona assisto alla consueta lezione di inglese di Elias. Dopo le ragazze si fanno spiegare dalla cuoca Jilo come si cucinano due piatti tipici: i chapati, una specie di crệpe che si usa al posto del pane, e i mandasi, una pallina dolce e fritta di cui ci siamo fatti scorpacciate mentre eravamo a Kargi.

f08fc47fc744a60ea64bab3ab305bb7e.jpgNel pomeriggio il tempo è migliorato e padre Alex con la sua Land Rover ci ha portato a Dirib Gombo, vicino a Marsabit, dove vicino alla chiesetta e al dispensario medico stanno costruendo una casa per le suore, una casa per i padri ed un centro per disabili fisici. Scattiamo molte foto al cantiere perché dobbiamo documentare lo stato di avanzamento dei lavori per le raccolte di fondi che don Gino Chiesa sta organizzando in Italia. Il luogo è molto panoramico perché domina sulla vallata.

Ci spostiamo quindi alla St.Paul’s secondary school, una scuola secondaria diocesana 903655cb89bde03287cc37ad8ddaa4f3.jpgcon college per ragazzi. Visitiamo i locali della scuola che è molto ampia e appare ben attrezzata.

Poi andiamo in un’altra scuola, alla Memorial John Asteggiano primary school, la scuola primaria costruita in memoria di don Giovanni Asteggiano, considerato il fondatore del sistema scolastico della missione, che fu parroco a Marsabit dal 1966 al 1993 quando morì. La scuola appare ben organizzata e curata, con le aule diposte intorno ad un grande albero che sta al centro del cortile. Di lato c’è il refettorio 8ac4eea4f6b4905f626b6c9df48e78b9.jpgdove i ragazzi mangiano il pranzo, assicurandosi almeno un pasto completo al giorno. Padre Alex mi incarica di scattare diverse foto alle classi di alunni presenti (purtroppo per noi sono in vacanza le classi dei più piccoli) per documentare le adozioni a distanza che è possibile fare per i bambini più bisognosi. Non si tratta di adozioni individuali ma collettive, in quanto l’esperienza ha insegnato che possono crearsi situazioni di disuguaglianza di trattamento tra i bambini per le dinamiche che si instaurano tra adottante e adottato.

9c4b91fd398a204ce7d4326cd70f1525.jpgNel corso degli spostamenti passiamo vicino alla foresta e avvistiamo dei babbuini. Nei periodi di siccità scendono dalla montagna in città alla ricerca di cibo e sono molesti alle persone.

Prima di tornare alla missione passiamo a trovare Henry Domann, uno svizzero che ha sposato un’indigena e si è stabilito qui, dando una mano ai missionari per riparazioni e costruzioni di case. Siamo invitati a cena a casa sua domenica sera.

 

4 NOVEMBRE 2006 SABATO  Marsabit e Songa

 

74b7ad539976b2dab62a0e762a53a934.jpgOggi al nostro gruppo di ospiti alla missione si è aggiunto Angel, un giovane spagnolo di 24 anni che si sta specializzando in comunicazione audio-visiva. Munito di telecamera e macchina fotografica sta realizzando un film sui missionari in Kenya.

Approfittando del tempo buono stamattina con suor Betta e Alberta attraversiamo la foresta che sta sulla montagna, entrando nel Parco Naturalistico di Marsabit, per visitare il villaggio di Songa, dove le due suore tengono la catechesi alle donne e ai ragazzi. E’ un villaggio immerso nel verde, dove la gente vive di agricoltura e 27e732a1f301bc432de6c8b9f36db1e7.jpgpastorizia. Qui i missionari hanno realizzato una chiesetta, una scuola primaria e un dispensario. Anche qui con gli studenti beviamo il chali. I missionari raggiungono questo villaggio isolato di tanto in tanto ma per fortuna c’è un catechista locale, George, che cerca di sistemare la figlia non ancora sposata ad Angel. Ci mostra la sua casa molto povera, ma che è lussuosa a confronto delle capanne del villaggio, e ci presenta sua moglie che è coricata perché affetta da malaria.

Nei discorsi durante la giornata veniamo a sapere che da queste parti è diffusa 7bd1b23c0e84d86b9a5d07bf1d62639d.jpgl’usanza della mutilazione genitale delle ragazze, in un rito di iniziazione all’età adulta. E questa crudele usanza si mantiene anche nei convertiti cristiani! Povere ragazze! La condizione femminile è veramente difficile: sottomesse e spesso picchiate dall’uomo per futili motivi, costrette a lavori pesanti come andare al pozzo per procurarsi l’acqua o procurarsi la legna per il fuoco oltre a crescere la numerosa prole, ora veniamo a sapere che le aspetta anche la mutilazione genitale..

Nel viaggio di ritorno nella foresta incontriamo diversi gruppi di scimmie, anche se ciba9871bb23b2d3329ed061ddfe8ebe57.jpg risulta difficile fotografarle perché vanno a nascondersi nella fitta boscaglia.

 

 

 

 

 
5 NOVEMBRE 2006 DOMENICA  Marsabit e Karrare

8d6204494ea333db2dd57df78e29027d.jpgStamattina suor Ornella ci ha accompagna, col suo fuoristrada giapponese (Toyota Land Cruiser), a Karrare dove, dopo la Messa di padre Jovercino, c’è la festa dei bambini missionari con balli, canti e scenette nei locali della scuola seguito da un pranzo a base di riso e fagioli, durante il quale facciamo conoscenza di Maria Goretti, un’insegnante locale. Son contento di rivisitare la simpatica comunità di Karrare, che abbiamo conosciuto due settimane fa al nostro arrivo. E non solo perché ci sono bellissime ragazze come Angelina …

43325e83ceb34659ad8702492b05b884.jpgAnche da queste parti i ragazzi giocano a calcio. Nei pochi locali dove c’è la televisione a Marsabit ci dicono che è molto seguita la Premiere League inglese. Con l’Italia da pochi mesi campione del mondo qualche ragazzo conosce i nomi dei nostri giocatori più famosi come Buffon, Inzaghi, o Pirlo.

A Karrare da poco hanno edificato una nuova moschea. Suor Ornella dice che l’islam si sta diffondendo in modo capillare perché va d’accordo con le usanze tribali in cui la donna è sottomessa ed esiste la poligamia. E questo nonostante tanti anni di lavoro 83039cc078f6169de4a943fccea6aacf.jpgdei missionari cattolici.

Durante il viaggio di ritorno sulla strada nei pressi di Marsabit troviamo padre John Kundu con l’auto in panne e un meccanico al lavoro sul motore. Anche in queste circostanze non perde il sorriso e il buon umore!

Alla sera con padre Alex, padre Jesus e suor Betta siamo andati a cena da Henry, lo svizzero che siamo già passati a trovare due giorni fa. Una cena semplice, un self-service all’aperto, dove abbiamo conosciuto la moglie e i figli di Henry, e padre Hubert, uno dei 3 padri tedeschi della diocesi di Ausburg che seguono la missione di North Korr. Henry e sua moglie ci fanno vedere anche il forno dove producono il pane e i dolci che vendono in una bottega nel paese.

 

6 NOVEMBRE 2006 LUNEDI’ Marsabit e Milima Mitatu

1a2e8d306d8816b613eb54e2674fb895.jpgStamattina dopo l’ultima lezione di inglese di Elias con suor Betta carichiamo un po’  di cose sulla sua Land Rover (legna, zucchero, latte) più le cose che acquistiamo al mercato (biscotti, caramelle, vestitini) e ci dirigiamo alla scuola materna di Milima Mitatu. Qui incontriamo numerosi bambini che facciamo giocare a tombola (che qui si chiama Bingo), distribuendo premi e palloncini a tutti. Al termine, nel cortile della scuola, distribuzione di biscotti e chali per tutti. Sono presenti anche diverse mamme, di cui molte donne Turkana dello shelter women’s group che al mattino nella b7acabae458509b73d62f4de495bd6bb.jpgmissione producono monili con le perline. Angel intrattiene alcuni bambini tentando di comunicare in kiswahili, aiutandoci a portare un po’ di allegria e di cibo a tanti bei bimbi e bimbe. Ci viene voglia di portarne a casa qualcuno.

Nel pomeriggio partecipiamo alla Messa delle 17. Della liturgia in kiswahili riusciamo a intuire solo il passo del Vangelo che viene letto.

Alla sera siamo a cena a casa di Eva Darare e suo marito Agostino. Eva è la 3e51ca6d2fbfb734507bc9153a935c9e.jpgcoordinatrice locale di tutti i progetti di emancipazione delle donne, nati con l’iniziativa di suor Isabel Gonzalez, fino a pochi anni fa missionaria a Marsabit. Eva ci spiega che in Africa c’è bisogno di difendere i diritti più elementari delle donne e le diverse iniziative di formazione e di lavoro che le vede coinvolte vanno in questo senso. L’esigenza che ci ha manifestato è quella di trovare nuovi mercati dove piazzare i prodotti artigianali delle donne di Marsabit e delle altre parrocchie dove sono attivi i diversi gruppi. Quando saremo tornati a casa ci prenderemo l’impegno di aiutare a vendere questi prodotti nei mercati che vengono allestiti durante diverse feste.

 

7 NOVEMBRE 2006 MARTEDI’  Marsabit

65f98000d1779190c6e0b9b1f8a7128e.jpgStamattina Simona, Jenny e Serena si sono date da fare in cucina per sfornare due torte di mele per questa sera che si cenerà insieme padri e suore. Normalmente si consumano i pasti separatamente e, per non far torto a nessuno, noi ospiti solitamente pranziamo coi padri e ceniamo con le suore.

Per il resto della mattinata siamo dalle donne Turkana a ritirare e pagare i braccialetti, le collanine e i rosari che avevamo commissionato giorni fa.

cea8b0f462bc64e2e52e7e3aa0106d6f.jpgNel pomeriggio ci fa visita don Tablino, che ci consegna un po’ di lettere e pacchetti da consegnare in Italia. E’ d’obbligo la foto con il fondatore e l’attuale parroco della missione padre Alex.

Il resto del pomeriggio è libero. Decidiamo di fare due passi per Marsabit, dirigendoci verso il Pastoral Centre dove lavora suor Ornella, ma sbagliamo strada e dopo un po’ dobbiamo tornare indietro. Nel frattempo si sono aggregati a noi un gruppo di ragazzi che in inglese ci chiedono denaro e ci guardano incuriositi. Noto c4a59c70120207bed273bca321636626.jpgche alcuni di loro sorridono divertiti a vedere me e Simona che ci teniamo per mano. Probabilmente per loro è una visione strana, dal momento che donne e uomini stanno di solito separati da queste parti, ognuno al posto loro assegnato: le donne insieme alle donne e gli uomini insieme agli altri uomini.

Tornati alla missione diamo una mano a preparare la cena comunitaria nei locali della biblioteca dietro alla casa delle suore, che è abbastanza spaziosa da accoglierci f83067569bd4f0f255d384ed3428bca9.jpgtutti.

Tra le portate, oltre alle torte di mele delle ragazze, anche delle tortillas spagnole. Seguono canti e danze. Alla chitarra padre Jesus Lobato e padre Jovercino. Padre Jesus e Angel cantano fino a tarda notte canzoni di cantautori di lingua spagnola.

 

8 NOVEMBRE 2006 MERCOLEDI’  Marsabit

e6be09fa6749b2fb1ae729b3a3a98129.jpgOggi è iniziata sul serio la stagione delle piogge: a partire dalle 3 di notte fin verso le 11 ha piovuto ininterrottamente e, a tratti, con intensità. Le strade di Marsabit sono piene di grosse pozzanghere e fango.

Mentre le ragazze sono alle prese con una lezione di chapati della cuoca Jilo, approfitto del tempo plumbeo per dare un’occhiata ai libri di padre Tablino, che descrivono in dettaglio la storia della missione di Marsabit e del nord del Kenya e delle tribù che le abitano. L’edizione è in lingua inglese, ma scritta in modo semplice e comprensibile, ed è aggiornata ai tragici scontri tribali dello scorso anno che hanno causato numerose vittime.

16b247773d5a5e89e4e5e347d3446a81.jpgNel pomeriggio il cielo si rasserena e padre Jesus ci chiede di accompagnarlo alla sepoltura con rito cristiano di un bambino morto di malaria. Il giudizio di padre Lobato sui musulmani è molto severo: secondo lui sono la malattia del mondo perché vogliono imporre a tutti di credere e gli infedeli andranno all’inferno. Probabilmente questo giudizio è viziato da un difetto di traduzione in quanto non conosce bene la lingua italiana.

Quindi torniamo dalle Suore della Carità e dai 13 bimbi, dove siamo già stati circa 2 settimane fa (il 24 ottobre), e come allora giochiamo con questi bimbi tenerissimi e bisognosi di affetto. Alle ore 17 arriva padre Agostino, assistente del vescovo, per dire Messa in inglese. Siamo colpiti da alcuni bambini che, pur non avendo più di 4-5 anni, 6e9250049dd73ede4926cf1f335ba6cc.jpgassistono alla Messa con attenzione e partecipazione ai gesti e ai canti. Per fortuna al termine della Messa arriva a prenderci padre Jesus con il fuoristrada e ci evita una camminata nel fango dopo le grandi piogge. Diamo un passaggio anche a padre Agostino che con il suo mezzo è rimasto impantanato.

Prima di cena facciamo un bel falò con i rifiuti che abbiamo prodotto in queste 2 settimane. La raccolta dei rifiuti qui non esiste. Si possono notare qua e là, sul ciglio della strada, dei piccoli mucchi di rifiuti. Pochi perché qui si tende a riutilizzare tutto e non si butta via quasi niente.

Dopo cena andiamo dai padri a vedere in videocassetta la prima parte del film TV ‘Jesus’. La televisione da queste parti si riceve ma il segnale è molto disturbato. Mi mancano molto i telegiornali, le informazioni su come va’ il mondo. Le notizie arrivano dai padri con un giornale in inglese, il ‘Daily Nation’, che però è scritto con una forma e dei vocaboli per me incomprensibili.

 

9 NOVEMBRE 2006 GIOVEDI’  Marsabit e Dugomba

4391e450328fba0a3b39f3c9c5ba1504.jpgIn alcune mattinate di novembre c’è la nebbia anche qui all’equatore. Ho approfittato per mettere un po’ in ordine la mia stanza e predisporre le cose da mettere in valigia. Il tempo piovoso ci consiglia di metterci già in viaggio domani per prevenire eventuali ritardi dovuti a eventuali tratti di strada impraticabili da qui a Nairobi.

Alle 11 con suor Alberta andiamo al mercato, dove sono esposte delle stoffe coloratissime. Acquisto una bellissima stoffa per mia madre, che con le sue abilità di sarta ne ricaverà un bel vestito. Dopo gli acquazzoni di questi giorni, torniamo in missione con le scarpe coperte di fango (irriconoscibili) e anche il fondo dei pantaloni è ricoperto di fango. Come abbiamo già potuto verificare, nella stagione delle piogge è consigliato portarsi un paio di stivaletti (come ha suor Alberta!).

38fef3ea587b93a7d4ca42c0a041fa2c.jpgNel pomeriggio padre Lobato con la sua Land Rover ci ha accompagna al santuario sulla collina da don Tablino, che ci deve consegnare ancora alcune lettere per l’Italia. Facciamo conoscenza di padre Dutto di Cuneo, che non era presente alla nostra precedente visita, che ci fa dono di una corona del rosario con le decine dei colori dei 5 continenti della Terra: bianco (Europa) giallo (Asia) rosso (America) verde (Africa) blu (Oceania).

Quindi facciamo tappa ad un villaggio vicino, Dugomba, dove ci siamo riuniti nella 1e8b14b2d424bbde79833af8ebbc49f5.jpgcasa di un catechista locale e padre Lobato ha fatto l’esegesi del Vangelo domenicale alla presenza di un numeroso gruppo di adulti. Usciamo e facciamo una foto di gruppo di fronte ad una chiesetta tutta in lamiera, così come erano inizialmente tutte le chiese della missione.

Dopo cena andiamo dai padri a vedere in videocassetta la seconda parte del film TV ‘Jesus’, apprezzando il modo in cui viene presentata la figura di Gesù, amico e vicino alla gente, come i missionari di Marsabit.

10 NOVEMBRE 2006 VENERDI’ – Da Marsabit a Nairobi

fd93af79040d5e123d436197da8820e0.jpgStamane la sveglia è molto presto, alle 4,30 e la partenza da Marsabit per Nairobi è prevista attorno alle 5. Ci porta padre Jesus Lobato che ci ha accompagnati in questi ultimi giorni e che deve andare a Nairobi per un convegno. Con noi è anche Angel, che ha avuto qualche problema in più nel risveglio. Abbiamo salutato già ieri i padri e le suore ringraziandoli per la loro accoglienza e testimonianza. Lasciamo Marsabit che è ancora buio.

Mentre comincia ad albeggiare, nei pressi di Karrare poco lontano dalla strada avvistiamo un elefante che sta facendo colazione con un piccolo albero.

455f3b70b5961709b9cdb5a39471f8f6.jpgLa strada è bagnata, a tratti fangosa, ma praticabile, nonostante le abbondanti piogge degli ultimi giorni. Non è praticabile, però, la strada in cui dovevamo deviare per recapitare alle Niraga sisters, le suore che si occuperanno del Centro disabili di Dirib Gombo, una lettera da parte di don Tablino.

Alcune soste tecniche e raggiungiamo Nanyuki, dove pranziamo in un ristorante, mentre padre Lobato fa riparare il mezzo da un meccanico per un piccolo guasto.

3447d6940491447b69119ca0950ea79d.jpgDurante il viaggio notiamo con maggiore evidenza, dopo più di 2 settimane a Marsabit e dintorni, la differenza tra Kenya del nord ed il resto del Paese. La strada non asfaltata fin dai tempi coloniali inglesi, anche perché osteggiata dai locali, è il simbolo dell’arretratezza economica e della volontà di mantenere i costumi e le usanze tribali, come una vera e propria ‘riserva naturale umana’.

Qui a Nanyuki si nota già un più elevato tenore di vita, dove molta gente si sposta in auto e veste all’occidentale, anche se non è paragonabile a quello dei nostri Paesi.

ae1e164e5d4119b249907ec3ae855d1e.jpgVerso sera giungiamo a Nairobi e, dopo aver lasciato Angel presso una missione nel quartiere di Kariobangi, rimaniamo imbottigliati nel traffico della metropoli. Nairobi conta 4 milioni di abitanti ma non ha una tangenziale: tutti gli spostamenti vanno ad intasare le vie principali della città.

Arriviamo nel seminario dei padri comboniani, dove abbiamo pernottato la prima notte (tra il 20 e 21 ottobre), in tempo per la cena.

11 NOVEMBRE 2006 SABATO – Nairobi

88ada4baafb5e2a0e336a38732b033ba.jpgAccompagnati da padre Lobato, oggi visitiamo il centro di Nairobi: la moderna Cattedrale, il bookshop delle Edizioni Paoline, i negozi del centro.

Nairobi è una città dai forti contrasti, dove nel raggio di pochi chilometri si alternano quartieri di persone benestanti con ‘slums’, come vengono chiamate qui le baraccopoli.

Oggi vediamo la parte ricca della città, dove si concentrano le attività commerciali e e578023535cf8d1bfbf9d07bb8543a24.jpgsi ergono numerosi grattacieli che sembra di trovarsi a New York o in una metropoli del Sud Africa. La gente è vestita e si atteggia alla società dei consumi occidentale, la vita è frenetica come in una metropoli europea.

Uscendo dalla libreria paolina incontriamo per caso mons. Ambrogio Ravasi, che abbiamo modo di salutare e scattare una foto con lui.

Dopo un caffè al bar incontriamo suor Betta, anche lei a Nairobi per un convegno e fceea0e70f797f36b1d922e709be0422.jpgper acquistare una lavatrice nuova per la missione di Marsabit. Con lei pranziamo al ristorante, discutendo su quanto è difficile evangelizzare un popolo con usanze radicate come l’oppressione della donna con la mutilazione genitale e la poligamia che in Kenya è permessa dalla legge. Si tenta di far entrare il Vangelo tra le usanze, anche se gli antropologi storcono un po’ il naso…

Nel pomeriggio ci spostiamo nella periferia della città dove è la sede provinciale delle suore comboniane, dove alloggia suor Betta. Qui acquistiamo diversi oggetti a77d9320432ca54da883b68d1edc8b3d.jpgartigianali provenienti dalle missioni di tutto il Kenya.

Dopo aver salutato affettuosamente suor Betta, padre Lobato ci porta nella sede provinciale dei padri comboniani dove alloggerà da domani sera, dopo la nostra partenza. Qui incontriamo padre Pancho, impegnato a rinnovare il suo visto di soggiorno in Kenya.

Ritorniamo al seminario comboniano per la cena e l’ultimo pernottamento in terra keniota.

12 NOVEMBRE 2006 DOMENICA – Nairobi e in volo per il ritorno

8c4b32d3f4969976f380098ce5518ef5.jpgOggi tocca alla parte povera di Nairobi. Dei 4 milioni di abitanti della capitale del Kenya, si stima che 2,5 milioni vive nelle 199 baraccopoli, immense come Kibera che conta 800.000 abitanti e le più piccole con qualche centinaio di persone. Nella mattinata andiamo a Messa nella Chiesa di St.John nella baraccopoli di Korogocho, accompagnati da padre Lobato. Seguendo i consigli dei missionari ho lasciato a casa il portafoglio e l’orologio, portandomi dietro solo il passaporto e pochi spiccioli. Non ho con me la fotocamera perché troppo voluminosa. Le ragazze riescono a scattare alcune foto con le loro fotocamere più compatte che riescono a tenere in tasca. Il rischio di venire scippati è molto elevato, e allora ci spostiamo velocemente senza mai staccarci dal gruppo. Qualcuno si avvicina solo per 8c1af50ab6c77ce41b4e9fdf851ff5da.jpgchiedere denaro.

La Messa segue una liturgia e un cerimoniale particolare e ogni tanto ci ritroviamo smarriti tra i canti e le danze che coinvolgono anche i celebranti e i chierichetti. Dura circa 2 ore e 15 minuti con in appendice un mini-concerto della corale locale, che ha appena vinto un premio. Come in altre occasioni, veniamo invitati a presentarci al microfono.

Facciamo conoscenza di padre Paolo, che deve lasciarci per raggiungere padre Daniel impegnato nell’organizzazione del World Social Forum che si terrà qui tra pochi mesi.

Usciamo dalla Chiesa e, accompagnati da uno studente comboniano di origine peruviana, 384fd084d5161142a2be6bc5811eb6ff.jpgfacciamo un giro per la baraccopoli. Korogocho è una delle baraccopoli di Nairobi che sorge su una discarica di rifiuti, popolata da circa 120.000 persone che vivono in baracche di fango e lamiere su un’area di 1,5 kmq. Le baracche sono attaccate le une alle altre, divise da stretti viottoli che fanno da scolo di acque e fogna a cielo aperto. La pioggia battente rende ancora più sinistro e lugubre l’ambiente. Circa 80% degli abitanti di Korogocho è costretto a pagare un affitto ai proprietari delle baracche.

711f4571be62d0636c1445291adf3841.jpgPranziamo a base di gustosissimi fagioli nei locali della parrocchia, dove ha vissuto padre Alex Zanotelli, accolti da uno studente polacco e due gesuiti kenioti. Ci raccontano che tutti gli studenti comboniani trascorrono un anno in una baracca a Korogocho, per imparare a condividere le condizioni di vita di chi vive nella baraccopoli. Facciamo un po’ di shopping alla bottega di prodotti artigianali e, dopo aver acquistato un po’ di frutta, facciamo ritorno al seminario comboniano per fare le valigie.

Dopo cena ci aspetta l’aereo per Zurigo, su cui viaggeremo tutta la notte. Un caloroso saluto a padre Lobato che ci accompagna all’aeroporto e qualche lacrima trattenuta a stento mentre dall’oblò dell’aereo osserviamo le luci di Nairobi che si allontanano da noi… Arrivederci, Kenya!

13 NOVEMBRE 2006 LUNEDI’ – In volo da Nairobi ad Alba

Dopo aver viaggiato tutta la notte, atterriamo all’aeroporto di Zurigo. Il volo per Malpensa è rinviato causa nebbia. Alcuni problemi al check-in per l’imbarco: mentre eravamo in Kenya qui in Europa sono entrate in vigore leggi più severe sul bagaglio a mano per prevenire attentati terroristici e ci sequestrano un po’ di contenitori di liquidi che superano i limiti: lo shampoo, il doccia schiuma, il repellente per le zanzare e le bottigliette d’acqua rimangono a Zurigo. Per fortuna i gentili impiegati dell’aeroporto non fanno problemi sui manufatti che portiamo dall’Africa (collane, braccialetti, portachiavi). Rimangono solo un po’ stupiti nell’esaminare una scatola piena di anelli di ferro, che ci serviranno per completare i portachiavi che le donne Turkana non sono riuscite a terminare in tempo.

Rimpatriamo a Malpensa, dove ci attende pazientemente Diego, che ci riporta ad Alba.
.ultima modifica: 2008-02-16T18:00:00+01:00da lucianorosso
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